Esiste un differente modello che, anziché sostituire, integri la generazione fotovoltaica nella organizzazione di un’azienda agricola, in cui la produzione elettrica, la manutenzione del suolo e della vegetazione risulti integrata e concorrente al raggiungimento degli obiettivi produttivi – economici e ambientali – del gestore/proprietario dei terreni, da tempo la convivenza tra fotovoltaico e produzione agricola è auspicata e sperimentata, ma solo da alcuni anni è attivo un approccio sistematico e impostato su basi agronomiche. E’ a questo approccio che si fa riferimento quando si usa il termine “agrivoltaico”
L'impianto non produce alcun tipo di inquinamento né di CO2, e ciò consente di approvvigionarsi di energia pulita, riducendo in tal modo l'acquisto della stessa dalla rete esterna. I clienti potranno così beneficiare di condizioni economiche molto favorevoli, stabilendo delle clausole particolari che li metteranno al riparo dalle probabili fluttuazioni dei costi dell'energia. Alla fine della sua vita utile, l'impianto potrà essere smantellato, e ogni modulo potrà essere riutilizzato in quanto permetterà il recupero quasi totale di vetro, alluminio e silicio. La durata utile di un impianto che adotta questa tecnologia supera di gran lunga i 30 anni.
Si tratta di un sistema alimentare-energetico integrato, che utilizza la sua doppia funzionalità mantenendo o addirittura migliorando la produzione agricola e senza disturbare la biodiversità e i servizi ecosistemici, secondo le logiche di coltivazione Agricola 4.0 . Ciò consente di classificare l’area terrestre nell’ambito dell’Agrivoltaico come terreno agricolo, mentre l’area di un fotovoltaico a terra è considerata area edificata poiché le pratiche agricole comuni sono ostacolate o impossibilitate e le sinergie tecno-ecologiche non possono essere sufficientemente utilizzate.
Nel modello di agrivoltaico agroecologico, l'azienda agricola utilizza le installazioni fotovoltaiche come investimenti produttivi e strumenti di gestione territoriale. L'obiettivo è massimizzare le funzioni che supportano la produzione di utilità pubbliche riconosciute e i benefici ecologici che favoriscono la stessa conduzione agricola aziendale, migliorandone anche la qualità delle produzioni (ad esempio l'impollinazione o la lotta agli infestanti).
In questo modello, il fotovoltaico diventa un'alleata ecologica delle altre colture e anche dell'efficienza economica e della conformità alle regole e agli strumenti dei programmi agricoli. Il suolo occupato dalle installazioni cessa di essere una voce di costo di acquisto e manutenzione e non limita la modalità di utilizzo ed esercizio dell'impianto solare. Ciò è possibile se la superficie fisicamente occupata dai pannelli è adeguatamente limitata, secondo parametri regolativi che rispondono alla specificità tipologico-produttiva dell'azienda, e a criteri di natura agronomica, paesaggistica ed ecologica, oltre che di equa ripartizione dei benefici tra le aziende del territorio; inoltre, l'installazione deve essere sufficientemente flessibile da permetterne l'adattabilità alle esigenze produttive primarie dell'azienda.
In altre parole, la disponibilità di terreno non deve costituire un fattore limitante per l'installazione, come accade per il fotovoltaico industriale, ma al contrario, deve diventarne un fattore abilitante.
" L'obiettivo è quello di ridisegnare i distretti industriali e i territori, trasformandoli in centri che producono minori sprechi di risorse naturali come acqua, suolo, energia e materiali, riducendone i consumi, le emissioni di CO2 e producendo energia da fonti rinnovabili innovative ed efficienti.
Per questo è stato firmato un decreto che incentiva l'installazione di impianti con un contributo in conto capitale fino al 40% dei costi ammissibili e tariffe agevolate. Il decreto, in linea con quanto previsto dal PNRR, mira all'installazione di impianti agrivoltaici innovativi e si prefigge di installare almeno 1,04 GW di impianti agrivoltaici entro il 30 giugno 2026. Oltre agli incentivi per l'agrivoltaico, il decreto mira a garantire che gli impianti agrivoltaici non interferiscano con l'attività agricola e pastorale sottostante.
I progetti devono generare benefici concorrenti per l'agricoltura. Per questo motivo, durante tutto il periodo di vita utile degli impianti, è previsto il monitoraggio del microclima, del risparmio idrico, del recupero della fertilità del suolo, della resilienza ai cambiamenti climatici e della produttività agricola per i diversi tipi di colture.
Secondo quanto dichiarato dall'On. Pichetto, Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, "assieme alle Comunità Energetiche, questo è probabilmente uno dei provvedimenti più qualificanti per cambiare dal territorio il paradigma energetico del nostro Paese e guardare al futuro".
Agenzia Combusti Team